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Quel che fa bene all’impresa…

Di 07/08/2010Marzo 15th, 2023No Comments

di Michela Cocchi (Avvocato, Membro dell’UIA)

Si è appena tenuto, il 24-25 Giugno 2010 a New York, l’ultimo Global Compact Leaders Summit, presieduto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Mr. Ban Ki-moon, l’appuntamento triennale nel corso del quale i vertici delle aziende e delle organizzazioni che partecipano al Global Compact delle Nazioni Unite, si incontrano per confrontarsi sull’iniziativa, sui suoi principi e, più in generale, sui temi legati alla cittadinanza d’impresa, producendo raccomandazioni sulle strategie e pianificando azioni collettive volte a sostenere e guidare l’evoluzione del Patto Mondiale (Global Compact).

Quello attuale è un momento critico nella storia dell’economia mondiale. Jacques Attali, già Presidente della Banca Europea e della Commission pour la libération de la croissance française, individua 7 chiavi di uscita:
1 – Rispetto di sé: voler vivere e non soltanto sopravvivere;
2 – Intensità: proiettarsi sul lungo termine;
3 – Empatia: in ogni crisi, mettersi al posto degli altri;
4 – Resistenza: pensare a costituire piani alternativi;
5 – Creatività: se la crisi diventa irreversibile, imparare a trasformarla in un’opportunità;
6 – Ubiquità: prepararsi a cambiare radicalmente e imparare a essere mobili;
7 – Pensiero rivoluzionario: osare il tutto per tutto.

Integrazione globale, sviluppo sostenibile, protezione del nostro pianeta e, in sintesi, pace dipendono imprescindibilmente dalla abilità delle comunità di indirizzare e condurre le sfide. Mai come ora, la necessità di responsabilità e leadership è stata cosi grande. Radicare principi e responsabilità all’interno del mercato è una parte essenziale della soluzione. Mercati globali inclusivi e sostenibili possono significativamente contribuire a un mondo futuro, nel quale le persone possano vivere in società, che siano prospere e pacifiche. Per realizzare questo, dobbiamo intensificare i nostri sforzi per costruire una nuova era di sostenibilità d’impresa. Ne abbiamo l’opportunità, oltre che la necessità.

Il come è evidente: rispettare le regole in tema di diritti umani, lavoro, ambiente e lotta alla corruzione fino a sviluppare vere e proprie strategie e pratiche d’impresa beneficia insieme quell’impresa e la società. Sappiamo che, nonostante i progressi raggiunti, ancora molto è da fare. E’ questo il tempo di costruire, sul punto di arrivo degli ultimi passati decenni, una disciplina di massa della responsabilità d’impresa, contribuendo a delineare il futuro, che vogliamo: di benessere. Dobbiamo e possiamo capire che viviamo un momento unico. Dobbiamo e possiamo impegnarci per fare avanzare, attraverso le nostre attività, le nostre intraprese, le nostre organizzazioni.

Nel settembre 2000, i 191 Stati membri dell’ONU si sono impegnati a raggiungere, per l’anno 2015, quelli che sono stati individuati come gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: 1) sradicare la povertà estrema e la fame; 2) garantire l’educazione primaria universale; 3) promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne; 4) ridurre la mortalità infantile; 5) migliorare la salute materna; 6) combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie; 7) garantire la sostenibilità ambientale; 8) sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.

Siamo tutti coinvolti e impegnati ad accrescere dialogo e trasparenza: ciò, che significa trovare soluzioni pratiche a scopi condivisi. Siamo tutti coinvolti e impegnati a incoraggiare i nostri clienti, i nostri fornitori, la filiera di nostro riferimento ad adottare pratiche socialmente responsabili. Successo di mercato e leadership politica vanno di paro passo. Vogliamo fare la nostra parte e vogliamo che i Governi facciano la loro, coltivando la capacità di iniziativa d’impresa e innovazione, supportando l’apertura del sistema commerciale internazionale e scoraggiando la discriminazione all’interno del mercato, ponendo in essere regole efficaci, incoraggiando il settore privato a cimentarsi in iniziative volontarie di promozione dei valori universali, attraverso politiche di stabilità a lungo-termine, di costruzione di consapevolezza, di sviluppo di strumenti e incentivi. Occorre reinfondere il cardine della responsabilità d’impresa futura.