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Cambiamento: tra il dire e il fare

Di 05/05/2010Marzo 15th, 2023No Comments

scacchidi Carlo Alberto Bisi (Carriere Italia)

Sentiamo parlare sempre più spesso e da più parti di CAMBIAMENTO, tanto che sembra essere una nuova moda, non un atteggiamento di vita. Normalmente l’approccio al cambiamento è piuttosto subdolo, nel senso che se ne parla tanto, ma spesso resta solo un desiderio o una teoria. Funziona come la differenza tra una persona un pò prolissa ed una dotata di sintesi: la persona dotata di sintesi non dice quasi mai “sarò breve”, non ha bisogno di dirlo, lo è! Stessa cosa per l’approccio al cambiamento: chi è orientato al cambiamento non ne parla, lo mette in pratica. Va da sé che per affrontare il cambiamento è importante capire cosa si intende e che struttura può avere un orientamento efficace al cambiamento.

Ognuno di noi ha la sua ‘zona di comfort’, cioè l’insieme di abitudini, comportamenti e valori, che rappresentano il nostro modo di essere; è una zona di sicurezza, dove ci sentiamo protetti dai nostri ‘schemi mentali ripetitivi’ (ricordiamoci che l’essere umano è sostanzialmente abitudinario). Le persone inclini al cambiamento fanno scelte orientate ad ampliare la zona di comfort, mentre le persone ostiche al cambiamento fanno scelte orientate a consolidare e, a volte, ridurre la propria zona di comfort. Sia chiaro: non è che uno ha ragione e l’altro ha torto, semplicemente sono due diversi modi di affrontare la vita. Intendiamo per ‘cambiamento’ la variazione della nostra zona di comfort, in un senso o in un altro.

Ora, il percorso verso il cambiamento può avere una struttura schematizzabile nel seguente modo:

1) NUOVO SCENARIO.
Le situazioni della vita personale e/o professionale ci portano a vivere un nuovo scenario, cioè una situazione diversa da quella che stavamo vivendo. È necessario comprendere il nuovo scenario il prima possibile.
2) ESIGENZA DI CAMBIAMENTO.
Questo nuovo scenario ci spinge verso un cambiamento, in base al vecchio adagio che suggerisce che “continuare a fare come abbiamo sempre fatto, porta ai risultati che abbiamo sempre ottenuto”. Si inizia quindi ad avvertire un’insoddisfazione relativa allo status quo.
3) IDENTIFICAZIONE NUOVE ESIGENZE.
Il nuovo scenario e l’insoddisfazione per lo status quo, permettono di capire di cosa abbiamo bisogno per allinearci al nuovo scenario.
4) CONSAPEVOLEZZA DELLA NUOVA REALTà.
Non è sufficiente capire che c’è qualcosa che non va, è determinante avere consapevolezza di come è cambiata realmente la nostra situazione, capire in quale nuova realtà ci stiamo trovando.
5) VOLONTà DI DARE UNA RISPOSTA.
Può capitare che siamo consapevoli di una realtà che non ci piace, ma senza avere la volontà di dare una risposta, quindi la volontà di passare all’azione per implementare il cambiamento. Questo è un aspetto determinante ed è un pò come ‘scollinare’ quando si pedala in salita: dopo è tutto più semplice.
6) IDENTIFICAZIONE DEL NUOVO OBIETTIVO.
La conseguenza della volontà di dare risposta è una quasi automatica chiarezza di nuovi obiettivi, ciò che prima ci sembrava confuso ora è chiaro, e sembra pure un pò più semplice.
7) PIANO DI AZIONE.
Più l’obiettivo è chiaro, semplice e volontario, più è semplice preparare un piano di azione, cioè un insieme di passi intermedi che permettono il raggiungimento del nuovo obiettivo.
8) MOMENTO DI VERIFICA E CONTROLLO.
Ogni piano di azione che si rispetti ha momenti di verifica e controllo sullo svolgimento dei passi intermedi necessari per raggiungere il nuovo obiettivo.

La morale? Questo è un esempio di processo di cambiamento; ogni persona ha una propria struttura mentale che identifica i passaggi più semplici ed i passaggi più complicati. Qualcuno può vedere in ritardo il nuovo scenario o non vederlo proprio, e questo inibisce l’innesco del processo di cambiamento. Qualcuno resiste all’esigenza di cambiamento o non riesce ad avere la consapevolezza di ciò che sta succedendo, o semplicemente non ha la volontà di dare risposta. Ciò su cui è importante riflettere è che è molto pericoloso porsi nuovi obiettivi come primo passo: non è sufficiente porsi nuovi obiettivi, è necessario porsi nuovi obiettivi consapevoli e volontari.

Quante volte capita di porci obiettivi che in realtà non sono nostri, ma di persone intorno a noi che influenzano la nostra vita! Il consiglio che può essere utile, è di non avere fretta e porci obiettivi al momento giusto, perciò dopo i passaggi dall’1 al 5: allora sì che avremo obiettivi reali, consapevoli e volontari, in sostanza obiettivi realmente nostri. E se gli obiettivi sono i nostri, allora sarà più semplice lottare, impegnarci e rinunciare a qualcosa, se necessario; e la soddisfazione per il raggiungimento dell’obiettivo si trasformerà in un rifornimento di energie positive e di nuovi entusiasmi da investire verso ulteriori nuovi traguardi personali e professionali.